In Albania, dopo la caduta del regime comunista di Enver Hoxha, e' tornato in uso il barbarico codice che da cinque secoli prevede le vendette di sangue, estese a tutta la famiglia.
E, per non essere uccisi, anche i piu' piccoli sono obbligati a una prigionia di fatto.
Sono bambini mai andati a scuola, anche la campagna che si spalanca a pochi metri dall'uscio per loro e' meta proibita: raggiungerla significherebbe la morte.
Vivono rinchiuse in casa, unico luogo inviolabile. La meta' della popolazione sopravvive sotto la soglia di poverta'.
Le uccisioni per vendetta, punite e fermate dal dittatore comunista Enver Hoxha con la pena di morte, sono ricomparse dopo la caduta del regime comunista e l'approdo alla democrazia nei primi anni novanta.
Quando il comunismo cadde lo Stato era assente. Le vendette sono il prodotto di quel caos: la societa' postcomunista, con la fine delle collettivizzazioni, ha generato conflitti legati alla proprieta' che sono sfociati spesso in omicidi.
Nell'Albania in bilico tra Medioevo e modernita', c'e' anche chi rifiuta la logica della vendetta, lasciando alla giustizia il suo dovere.
Non conoscono i loro assassini, e quando non conosci non covi vendetta.
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